23.12.07

Capitolo Secondo,

Di come all’arrivo alla città di Polpetta i due eroi si rendan conto che lo squisito Liquido è stato rubato dal capitan Balbetta. Ripiegano sull’acquisto del motorazzo Rigurgito.

Esterno. Inquadratura fissa sull’entrata della città di Polpetta, spersa in mezzo all’atroce deserto marziano. Un obelisco di proporzioni degne si staglia sulla piazza centrale. Il motorazzo Gastrite, col suo carico di Eroi, sfreccia in mezzo alla piazza sollevando nubi dense di polvere marziale e si ferma con uno stridio ed un borbottio. Viene legato all’obelisco. Gigi Spadapopone e Cippa si dirigono verso un edificio sull’altro lato della piazza, incuranti delle urla di disprezzo del volgo per il nauseante polverone sollevato. Sopra l’entrata dell’edificio c’è scritto “Bar Cane”.
Entrano.
Interno Bar Cane. Nel Bar Cane c’è il barista Callo, dietro il bancone, che pulisce un bicchiere. Nell’angolino a destra due avventori disperati che piangono a dirotto. Al bancone del Bar Cane un signore in tuba e frac.


Callo - Buona serata marziana, mio caro avventore. Sono certo che troverete il Bar Cane di vostro gradimento. Volete ordinare subito o preferite un fischio fòrte con urlo e scòppio improvviso?
Gigi - Eh?
Frac - AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!

Si sente un fischio insopportabile, poi uno scòppio improvviso. Il signore in frac cade a terra stecchito.

Gigi - Eh?
Callo - Buona serata marziana, mio caro avventore. Sono certo che troverete il Bar Lupo di vostro gradimento. Volete ordinare subito o preferite...
Gigi - Ma non si chiamava Bar Cane?
Callo - ...un fischio fòrte con urlo e scòppio improvviso?
Cippa - Ohé, ma qui siam capitati in una tana di matti siniscalchi! Poffarre! Un atteggiamento del genere denota una sola cosa: Esso è una spia del Terribile Impero della Basilicata!
Gigi - Fellone! Difenditi se puoi, Malvagio Gestore del Bar Dingo!
Callo - Ohimé, son scoperto! Fermo cavaliere, mercede, mercede!
Gigi - Troppo tardi marrano! Ora assagerai la mia Spada per la quale son famoso in tutta la galassya, scusa la sintassi un po’ raffazzonata ma non riesco ad estrarla dal fodero.

Si inquadra la spada, che è a forma di popone in un fodero anch’esso, ovviamente, a forma di popone. Indi, non vuole uscire.

Callo - Che spetacolo povero...
Cippa - Vabbè, mentre luilì suda le sette camicia, novello Eracle Temitostèleo, a me mi puoi servirmi uno squisito bicchiere di Liquido Sbrilluccicoso. Nonché riempirmi la borraccia di tal nettare.
Callo - Ah! Ecco dove volevate andare a parare! Essendo nano, il cervello ti deve essere troppo vicino al deretano, mi hai svelato i tuoi piani, ed io corro ad avvertir gli Armigeri! Aspettami qui, aspettami, buggerone!

Callo scappa dalla porta sul retro, mentre Cippa rimane basito e Gigi è sempre in lotta con la spada.

Gigi - Lo come? Dov’è fuggito?
Cippa - Ma...
Gigi - Non dirmi! È andato a chiamare gli armigeri! Stupido nano, altro che avventure erotike! Per colpa della tua insipienza adesso siam senza liquido e per di più inseguiti dalle guardie! Che gli hai detto?
Cippa - Io...
Gigi - Basta! Non voglio sapere altro. T’affretta a perquisire il Bar Volpe alla ricerca di Liquido Sbrilluccicoso da tam­pinare, e poi via di corsa alla macchia!

I due si mettono a rovistare in giro per il bar, ma non trovano che una vecchia bottiglia con un’etichetta rossa.

Gigi - Niente liquido, fido Cippa. Solo questa boccia di... che c’è scritto? Non si legge bene...

Uno dei due avventori che piange si alza, si avvicina a Gigi e si strangola da solo. L’altro lo raggiunge, ma prima di strangolarsi anche lui proferisce verba:

Avventore - Sappi, cavaliere, che il Liquido Sbrilluccicoso è stato tutto rubato dalla malvagia ciurma del Capitan Balbetta! Tre giorni or sono essi vennero qui e portarono via tutte le scorte di prezzioso liquido. Devi recuperarlo, bada a te! Ne va della salvezza dello spazzio tutto!
Gigi - Questa sì che è una seccatura!
Avventore - Ora, se mi permetti, devo strangolarmi acciocché possa domani rinascere dalle mie ceneri.
Gigi - Ma chi siei tu?
Avventore - Vuolse così colà dove si puote e più non dimandare.
Cippa - Che ti colga un accidente, malnato vigliacco.
Avventore - Anch’io ti amo, rude maschiaccio. E si strangola.
Gigi - Via Cippa, via. Prima che qui sia pieno di Terribili Armigeri!

I due fuggono fuori dalla porta sul retro proprio mentre si sente lo sferragliare di armi e armature alla porta.
Esterno, retro del negozzio. I due EROI fanno il giro del bar e si ritrovano sulla piazza principale, quella dell’obelisco. Si avvicinano cauti e furtivi al motoràzzo.

Gigi - Ehp! Cospetto! M’hanno messo le ganasce!
Cippa - Dove?
Gigi - Al motoràzzo!
Cippa - Eh, deve fare un gran male.
Gigi - Spero ti si intasi il filtro del sangue, cazzone.
Cippa - Sproloqui un po’ troppo per essere un Cavaliere, sa?
Gigi - Colpa della mia educazzione liberale. Sono stato cresciuto in un asilo di preti e da uno zio finocchio. Meno che così non potevo venire. Ma ora via, bisogna andar via di qui.
Cippa - Come? Non avevi detto che t’avean messo le ganascie?
Gigi - Sì che me le hanno messe, le ganashe. Ma che importa? Un motoràzzo non ha ruote, coglione!

I due montano sul motorazzo ganasiato e partono con un ròmbo possente alla volta della periferia della città. Svoltano un paio di strade e si fermano davanti ad un enporio. Sull’inzegna c’è scritto: “Enporio Cane: prezzi stracciati solo sulla merce rubata” Entrano. Interno, enporio Cane. C’è una grand’accozzaglia di strumenti e gingilli, non si sa davvero dove sbattere la testa. Dai mucchi di rottami e cazzatelle a vapore esce un omino secco e Vecchio, tutto agghindato come un genio della lanpada.

Gigi - Chi sie, Vecchio?
Cippa - Lo sbudello! - e si scaglia sul Vecchio, mazzuolandolo di cazzotti.

Dopo qualche secondo il nano si ricompone e il Vecchio si rialza.

Vecchio - Questi sono i fasti della gioventù. Anch’io alla tua età solevo andar in giro a picchiare chicchessia, specie se vecchio e indifeso. Ah, il ricordo delle scorribande notturne, in cerca di vecchi sperduti da battere... ma oramai quei giorni sono finiti. Più non è il tempo per me di far così colà e perché. Quando?
Gigi - Domani. E parecchio di rincorsa.
Vecchio - Aaaah... vedo, vedo... (va su e giù con occhio critico) A voi serve un bèl Pytale!
Gigi - Pytale?
Vecchio - Sì, come questo. Un pytale a vapore. Si introduce la materia prima di qui, da questo orifizio, e la si centrifuga a fòlle velocità grazie alla prodigiosa forza del vapore!
Gigi - Lo prendo! Ma è ancora un’altra cosa che stavamo cercando. Un cosa per Cippa. Noi...
Vecchio - Ah... lo so! Uno splendido scafandro con tanto di tubo respiratore!
Gigi - Prendo anche questo, ma...
Vecchio - Un Rombatore Posizionabile? Un Biliardo Ovale? Un Aggeggio Disutile ma Rumoroso? Un Piatto da Capelli?
Gigi - Prendo tutto, specie il Piatto da Capelli. Come si usa?
Vecchio - Così, ci si mette in testa il piatto, proprio sui capelli.
Gigi - E poi?
Vecchio - E poi si mangia, stupido.
Gigi - Sì, ma noi cercavamo un motorazzino per il bimbo, qui.
Vecchio - Ah, ecco. Avevo un Motorazzino da Binbi proprio da queste parti... si chiama Rigurgito, mi pare. Eccolo qua.
Gigi - Prendo anche questo. Quanto costa?
Vecchio - Dunque sono... trenta e trenta sessanta... più ottanta dodici... e ventidue otto... sédici! Sédici Stranguglioni!
Gigi - Sei un po’ caro, Vecchio, ma accetto. Considerato che hai fatto un casino da niente per fare il conto, e che mi fai pagare neppure un decimo di ciò che dovevo, mi ritengo quasi soddisfatto, ma credo che ti darò una padellata per ripagarmi della sudata che mi hai fatto fare.

E lo colpisce fòrte con una padella piena di valvole che si trova lì.

Gigi - E questa poi cos’è?
Vecchio - Una Padella a Pressione. Tienila, te la regalo. E se vuoi ti posso anche offrire un calendario, così almeno saprai che giorno è domani, senza indugio.
Gigi - Che me ne faccio di un calendario senza Indugio? È il più bello dei mesi! Adoro quando a Indugio cadono gli uccelli dagli alberi per le esalazioni venefiche del suolo! Ladro di mesi! Ridammi il mio bell’Indugio!

E lo colpisce di nuovo con la padella.

Vecchio - Allora ti darò un calendario senza esitare...
Gigi - Peggio ancora! Un calendario senza la bella festività di Esitare! A che serve? Adoro quando si arriva al 13 di Pagliajo, il giorno di Esitare, e si festeggia con un po’ di apprensione e di perplessità. Maledetto!

E lo colpisce ancora due volte.

Cippa - Credo che il Vecchio intendesse un’altra cosa, sai?
Vecchio - Va bene, va bene, tieni il calendario ma non mi battere più.
Gigi - Sì, ma per vendetta mi terrò anche questa rete e questa corda. Cosa diavolo sono?
Vecchio - No! Non la mia prezziosa rete da tube! Non la mia corda meccanica ad energia eolica!
Gigi - Basta così Vecchio, ciò che è fatto è fatto. Ed ho ancora bisogno di un’informazzione. Devo imbarcarmi per lo spazzio esterno. Sto inseguendo la ciurma del bieco Capitan Balbetta, che ha rubato tutto il Liquido Sbrilluccicoso. E sto anche scappando dall’Impero della Basilicata. Dov’è l’imbarco più prossimo?
Vecchio - A tre stringhe da qui...
Gigi - Bene Vecchio. Scordati pure che ti paghi per tutta questa merce che ti prendo controvoglia. E anche per... questo... cos’è questo?
Vecchio - La mia dentiera a molle.
Gigi - Bleah. Prenderò questo affare qui, allora. Sembra una specie di cavatappi.
Vecchio - Oh, sì... eh eh eh... prendi pure il... ehm... cavatappi, sì.
Cippa - Codesto non la racconta giusta. E non ti fa neppure lo scontrino. Che disonesto.
Gigi - Vergogna Ma che razza di emporista sei?
Vecchio - Sono un Genio Dao, signore, da un’altro pianeta astrale.
Gigi - E che ci fai qui? Questa è la tua lampada?
Vecchio - Ci faccio, che ci faccio... ci faccio gli affari miei, ecco! E lascia stare la mia lanpada!
Gigi - E se la strofino? (inizia a strofinarla)
Vecchio - Fava! La pulisci se la strofini. Dàmmi, vigliàcco!
Gigi - Vandalo! Tornerò a romperti tutte le ossa, Vecchio disutile!
Vecchio - Non sarò qui ad aspettarti. Ho da fare.
Gigi - Quand’è così, arrivederci.
Cippa - Arrivederci.
Vecchio - Arrivederci ragazzi. Divertitevi.

Escono.
Gigi monta sul motorazzo ganasciato mentre Cippa si sistema sul motorazzino nuovo di trinca. I due sfrecciano via verso l’imbarcadero.

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