7.1.08

Capitolo Quarto, (prima parte)

Dell’arrivo all’Ovovia, dell’incontro col Prete Gómito che illustra ai due il vero scopo della vita e del Liquido Sbrilluccicoso. Inoltre dell’incontro con lo stilita Leo e del cambio di obbiettivo per recuperare la di lui reliquia in un’impresa ardimentosa.

Esterni, Ovovia Philippo B. Su di un lastrone di pietra dura della lunghezza di tre-quattrocento seghe imperiali (ovverosia sui duecento-trecento metri terrestri) si staglian tronfie due enormi torri, altissime e completamente inutili. La terza torre invece ha ancora attaccato alla sommità un cavo enorme che si perde nel vuoto, su verso la ionosfera (?). Penzolante dal cavo, un’ovocapsula da viaggio, con una ventina di posti a sedere e un paio sdraiati. I due motorazzi si avvicinano a gargana massima, e lo scha schil scailein si ingrandisce vieppiù. Si forma pian pianino, sotto la torre centrale (che rassomiglia per fattura un po’ alla tours effèls), la figura di un omino. I due motorazzi sfrecciano come imbizzarriti, fanno il pelo e il contropelo alle torri e si fermano con una sapiente sgommata (non hanno gomme) vicini all’omino. Che, tutto trafelato e reggendo un bastone da pastore, si avvicina ai due baldi EROI.

Prete - Omini! Omini! È Dio che vi manda!

Gigi - Alt, prete! Quale Dio? Il Dio Sudato delle galassie Rupia? O intendi forse il Dio Utile delle galassie Utensile? Oppure sei un seguace del bieco Dio Amorevole delle tremende galassie della Pace?
Prete - Nisba, omo, nisba! Sono un prete dell’unico e vero Dio!
Gigi - Codesto lo dicono tutti, anche gli adoratori del quadruplice Dio Pistone della galassia del Carburatore. Non ti cào nemmeno di striscio, porta la tua carcassa fuori dalla mia vista, prelato. Non ho simpatia per cotelli della tua razza.
Cippa - Già che ci siamo, mio possente Condottiero, direi di rompergli un paio di ossa a perenne monito.
Prete - Ma come? Così poco rispetto vo avendo? Aaaaa... mi devo essere rammollito in vecchitù. Eppure una volta, una volta bastava un mio anatema, un solo movimento del mio dito mindice (o ignolo) per suscitare nel cuore degli astanti paura e tremore.
Gigi - Ascolta vecchio. Io sono nientepopodimenoché il fiero Gigi Spadapopone, e costui che vedi abbassando un po’ lo sguardo è il fido aiutante Cippa. Che mi si accodò promettendo svariate avventre erotiche, e invece mi ha per ora soltanto inflitto notevoli grattacapi. Siamo omini adusi alla ventura, rotti ad ogni esperienza, e Cippa forse più di me data la sua ambigua natura. Che vuoi che ci impaurisca, prete? Un tuo anatema? Ma insomma, dicci che dio servi e forse potremo parlare. Ancorché non nutra, come già ti dissi, simpatia per gente del tuo stampo.
Prete - Io servo il Sommo e l’Onniscente, il Sagace e il Furbo, il Santo e l’Altissimo, il Re dei Cieli, il Signore degli Abissi, il Leviatano, l’Angelo di Serra...
Cippa - Insomma, prete!
Prete - Io sono un Prete, anzi l’ultimo Altissimo Prelato del Dio Cane!
Gigi - Noooo.
Cippa - Noooo.
Prete - Sì.
Gigi - Pensavamo che foste tutti scomparsi con la Campagna di Persecuzione dell’Impero della Basilicata nel Romito settecentotré. Da quanto sei qui, prete?
Prete - Da cinquant’anni. Venni qui con mio padre, alto prelato della città di Parafango e di Frullino, dalle desolate marche di Tronfio. E qui sono cresciuto nell’ascesi.
Cippa - E che fai per passare il tempo?
Prete - Mah, niente di particolare. Ultimamente mi sono dilettato a rendere praticabile una delle mitiche Ovovie, a dare la caccia ai topi e ad inventare la fusione del Nòcciolo di vliva.
Gigi - Ah. Così la Ovovia Splendente che ora vedo, la terza da qui, è in funzione? Zap e Zip! Questa è una buona nuova! E dove porta?
Prete - Non potevo ricollegarla certo alle sue primeve destina­zioni, ovvero Marte e Messina. L’Ovocapsula fa un giro intorno al più piccolo satellite di Marte, Sciampo, e poi torna qui.
Gigi - Non è un granché, ma può bastare. Se non altro saremo nello spazzio sydereo. Grazzie prete, credo che useremo la tua funivia.
Prete - Un momento miei adusi compagni. Posso sapere perché desiderate andar nello spazio aperto con tutta questa fretta? Non posso offrirvi un brodino di piccione? O un bicchierino di Liquido Sbrilluccicoso?
Cippa - Ah! Marrano! Dàcci, dàcci qua!

E gli affibbia un sonoro manrovescio, mandandolo gamballària.


Prete -
Ohimé. Mamma mi avvertì che ci sarebbero stati giorni simili.

Gigi - Mamma tua se la doveva intendere con un cammello, razza di Frustapipe! Come fai ad avere qui del Liquido Sbrilluccicoso? Eh? Parla, ove l’hai preso? E ancor più importante, ove lo ascondi?
Prete - Ah, cos’ora il prode cavaliere viene a mendicare un po’ di liquido all’inutile prete, eh? Bene: mettiamola così. Non mi battete più o non ne avrete neppure una goccia.
Cippa - Mettiamola così: dàccelo subito e non ti battiamo.
Prete - Manco morto.
Gigi - Sei un osso duro, prete. Ma noi abbiamo le nostre armi.

Si dirige al motorazzo e ne cava la Padella a Pressione e il Rombatore Posizzionabile.


Prete - Che vòi fare con codesti aggeggi?

Gigi - Col rombatore evocherò un poderoso rombo che poi farò in padella colle vlivine. Finché non ti sarai deciso a colla­borare, noi ci accamperemo qui, spiando ogni tua mossa, seguendoti come l’ombra il còfano, annusando i tuoi escrementi finché non scopriremo dove ascondi il fantastico Liquido.
Prete - Ciò sta a dire che non mi batterete più?
Gigi - Boh, suppongo di sì, per ora. Cioè, no. Sì, insomma non... al diavolo la lingua Marzopea!
Prete - Che ore sono?
Cippa - Le nòve e venti.
Prete - Gesù, gesù, gesù cane, gesù canissimo! - e sfreccia via, verso una baracchetta.
Gigi - O quella? Che senso ha ora?
Cippa - Mah. Io lo vo seguire.
Gigi - T’aspetta! Vieno anch’io!

I due EROI giungono davanti alla casa del prete e ivi si fermano sulla soglia. Si sente rumore d’acqua che scorre. I due si guardano basiti, poi attendono. Il rumore cessa.


Prete - (da dentro) Entrate, entrate. Non rimanete lì sulla sogliola, che me l’appiattite tutta!

Gigi - (scansandosi dalla sogliola che fa da zerbino) Pardòn (e entrano).

Interno, casa del prelato. Una stanza spoglia, pareti in legno, un tavolo con qualche sedia al centro, un tappeto, una cassettiera e un caminetto in disuso. Di fronte due porte, una chiusa e una aperta, dalla quale fa capolino il prete in completino zebrato, asciugandosi i cavelli col phon.


Prete - Allora?

Gigi - Bell’abbigliamento. Più che altro rigoroso e sobrio, adatto alla figura di un alto prelato.
Prete - Grazie, è la tonaca di mio padre. Mi ero scordato che alle nove devo dire messa!
Cippa - Ma sono le nove e mezza.
Prete - Allora ormai è andata. Sapete com’è il detto, no? Dopo mezz’ora...
Gigi - ...anche il culo s’innamora, lo so, lo so. Allora ormai pace. E il liquido?
Prete - Aaaaah, ma allora ciavete il chiodo fisso! Ma di che ve ne fate? Perché volete così tanto un bicchierino di Liquido Sbrilluccicoso?
Gigi - O bella, per berlo, eminenza.
Prete - Ag! Conato di vomyto! Berlo? Ma siete pazzi?
Gigi - Ma perché, lei non lo beve? Che ci fa?
Prete - Che ci fo? La doccia ci fo! Vi avevo visti accaldati e pensavo ve ne servisse un po’ per detergervi le pudendas.
Gigi - Ma allora serve solo a lavarsi? E tutte le volte che l’ho bevuto?
Prete - In realtà servirebbe a distillare l’olio di papero, credo. Ma non so... è passato così tanto tempo... comunque oramai l’ho finito anch’io. Stasera mi son fatto la doccia con l’ultimo bolliacqua pieno di liquido.
Gigi - Aaaah! Dàgli all’untore! - e giù, un cazzotto nelle gengive e un pattone tra collo e colletto.
Prete - (rialzandosi) Comunque posso in cambio dirvi il vero scopo della vita.
Gigi - Che sarebbe?
Prete - Far castagne per il toppone.
Cippa - Lo sbudello...
Prete - Uff. Certo che siete proprio stùcchi. Andate a sentire se l’anacoreta sa qualcosa di questo Liquido Sbrilluccicoso che vi ostinate a cercare. D’altro canto, non ho ancora capito perché non ve lo andate a comprare, se dovete proprio mettervi a distillare paperi.
Gigi - Presto detto, testona di cazzo. Il Liquido è sparito da Marte! Il maledetto pirata, il Capitan Balbetta, ha rubato la prezziosa essenza e noi siamo disperati e alla ricerca del nèttare per ci nettàre la bocca (checché tu ne dica) e forse, ora che lo sappiamo, distillare paperi e lavarci le pudenda.
Prete - Mmm... la cosa si fa complicata, allora. Bene, andate, andate dallo stylita. Lui saprà consigliarvi. E se pòi troverete i Liquido, fatemene avere un po’.
Cippa - Questo bel pajo di zavorre, eminenza.

I due escono fra le maledizioni del prete che scaglia poderosi anatemi. Chiudono la porta. Si fermano.


Gigi - Ma dov’è l’anacoreta?

Cippa - Boh.

Rientrano. Il prete sta dando di matto, urlando inveendo e rotolandosi per terra.


Gigi - Ehm, eminenza, dov’è l’anacoreta?

Prete - È un anacoreta stylita, imbecille! Dove sara? Su di una styla! Cazzone maledetto! Verme! Carogna, teppista e vandalo! Delinquente!
Gigi - Styla?
Prete - Sì, styla. In cima ad una delle torri in disuso! Brutto finocchio!
Gigi - Grazzie (escono di nuovo)

Capitolo Precedente - Continua...


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