7.1.08

Capitolo Quarto, (seconda parte)


I due EROI tornano ai motorazzi, recuperano la padella (col rombo) e il rombatore e partono alzando una nuvola di polveri pesanti da far venire un cancro a tre elefanti. Rombano su fino alla cima delle torri, e su di una vi scorgono un puntino. Si avvicinano con cautela, per evitare spostamenti d’aria, e arrivano a un tiro di schioppo dallo stylita. E appunto un tiro di schioppo li accoglie.

Gigi - (abbassandosi) Oé, ma siamo matti?
Stylita -
Manigoldo, marrano, aspetta solo che abbia ricaricato! (e si mette a ricaricare il trombone a suòn di chiodi e bulloni, pigiandoli con uno stéccolo).

Gigi - Aspetto.

Lo stylita spara di nuovo, stavolta facendo un buco
nel motorazzo di Cippa, che perde cuota e rovina a terra con uno sfracassìo di ferraglia “sfrototoplaplàn!”.

Gigi - Oé, ma sei matto?

Stylita -
Vieni più vicino, che non ti avvedo.


Gigi si avvicina e scorge lo stylita al meglio. Un ometto pelato, occhialuto, seduto sul cucuzzolo della torre, con uno schioppo in mano e un remo dell’altra. Ai suoi piedi una ciotola per le offerte.


Gigi -
Perché spari?

Stylita - Fatti i cazzi tuoi. Per potermi porgere una domanda devi prima omaggiarmi di un obolo. Dài, dona!

Gigi si cava un obolo di tasca e lo getta nella ciotola.


Gigi - Ora, stylita, volevo sapere...

Stylita - Al tempo! Sappi prima che io sono lo stylita Leo, e mi devi un mucchio di rispetto, cialtrone! (e lo colpisce col remo).
Gigi - Ma io ammazzo tutti. Stylita Leo, posso farti la domanda?
Stylita - Sì, e ora che me l’hai fatta vattene.
Gigi - Sento puzza di raggiro. E anche di merda, mi sa che Cippa, nel disastro aereo di prima, si è stronzolato nei pantaloni. Oh, nano deforme ma inglorioso e vigliacco! Posso farti un’altra domanda, stylita Leo?
Stylita - Ma sì, tanto nessuno mi chiede mai un cazzo quassù. Però prima dovrai omaggiarmi di una poesia. E che sia adeguatamente moderna.
Gigi - Una poesia? Ecco... Uhm... Vediamo... Ah, ecco: “Rrrùllo di tamburi. Trututum tum tum, plàn, rataplà, zwooiiiiiiiing bèmbèmbèm, vrrrrrrum ppèm! Tratatatatatatatatà, trecentotredici neGri sbràm sbràm sbràm, carni che volano a pezzi. Ti ci va anche l’acciuga?”.
Stylita - Di chi era?
Gigi - Del Calipante Senzapeli, no?
Stylita - Faceva schifo. Senti com’è una vera poesia: Grrrrrrrrrrrrrrrrrrum.
Gigi - Bella.
Stylita - Mi stavo solo schiarendo la voce. Dicevo: “Albeggia la beggia, Scintilla la tilla, Ronfava la fava, Tu’ madre majala”.
Gigi - Bella. Ma ora devo farti la domandina.
CollegamentoStylita - No, so già che vuoi chiedermi. Lo leggo nei tuoi occhi. Un po’ al di sotto dei tuoi triviali istinti sessuali vedo la brama di Liquido Sbrilluccicoso. Ebbene, se vuoi sapere dove trovare Colui il quale lo tòlse di circolazione, dovrai prima andare su Sciampo, a recuperare una mia prezziosa reliquia, e poi tornare qui. Ho detto.
Gigi - Ma che reliquia dovrei portare? E dov’è custodita?
Stylita - Me la sequestrò la finanza. Te non ti preoccupare di cos’è. È santa. È chiusa in una valigetta nera. NON L’APRIRE! Dentro c’è il coso... l’origano. Santo. Che mi serve per i cosi, l’esperimenti di matematica. Santa. Vài, vài, ora, trana.
Gigi - Trano. Ma dopo mi dici le cose, eh? E mi dai anche un po’ di quell’origano santo, perché non m’hai mica convinto, sai?

Gigi sfreccia verso il basso al recupero del nano Cippa, mentre lo stylita si rimette a meditare.

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