12.2.08

Capitolo Speciale,

Di come nella notte di Natale Gigi ebbe un sogno e Cippa no, e colì e colà.

Interni, casa di Gigi, ben prima che il nostro EROE partisse per far da giurato alla mostra di cui qualche capitolo innante, e quindi anche assai prima che si perdesse su marte e trovasse Cippa. Insomma, è un Flesçbess.

Gigi - Ohimé, mio palafreno... è oramai la Santa notte di Natale, e io non ricevvi neppure una regalìa.
Palafreno - (ossia: il suo cavallo Orazio) Ma santità, non è vero. Ha ricevuto regalìe in abbondanza! Basti guardare sotto il Banano Natalizio. Guati, mio Santone, guati quanti pacchi.
Gigi - Ohimè, Orazio, ma queste non sono regalìe...
Orazio - Massì, mio Cavalcante. Guata: la regalìa di suo padre, il vile arciconte del papero iNpennato, che ti ha regalato un poutpourri di mici flambé, oppure la regalia di sua madre in prigione, che le ha spedito un pidocchio assassino (subito disinnescato dalle guardie)...
Gigi - Orazio...
Orazio - O ancora il regalìo di sua sorella Callo, che dal conventino delle Sorelline Pigiate ti spedisce uno scranno regale di patè d’oca tutto tessuto a mano.
Gigi - Orazio!
Orazio - Mio Acclamato?
Gigi - A parte che un po’ mi dai del tu un po’ del voi e un altro po’ del lei, ma poi mi dici che regalìe son mai queste? Senza un soldo di affetto, un grammo di intenzione, un po’ di sentimento. Se si esclude il sentimento animoso di mia madre, ma insomma, mi sembra sempre poco...
Orazio - E la mia di regalìe?
Gigi - Ma per favore, pucioso destriero... mi hai regalato un còfano di vettura con tre medaglie di piccione sovrimpresse...

Orazio - La mia collezione di cacche di volatile, mio Trambusto, e se non ti piace non so che farci. Certo che lei è di gusti un po’ difficilotti, sa? Non so come fa la sua fidanzata Ocrezia a starle dietro.
Gigi - Infatti non mi ci sta.
Orazio - E, a proposito, cos’ha ricevuto sua maestà in regalo dalla tua fidanzé?
Gigi - Un’ingiunzione legale del tribunale, di starle alla larga di almeno 123 cubiti, ecco cos’ho ricevuto.
Orazio - Opperché?
Gigi - Perché è cattiva, ecco perché, perché è cattiva e screanzata e permalosa.
Orazio - Permalosa?
Gigi - Massì, massì... vedi, il fatto è che avevo seri dubbi sulla sua condotta, che mi tradisse e che che se la intendesse col suo Pettinatore ufficiale.
Orazio - Ma chi, Wilmo?
Gigi - Proprio.
Orazio - Ma se Wilmo è più femmina di un gineceo di finocchie.
Gigi - O allora... mi ero fatto questo pensiero, e allora ho risolto a modo mio.
Orazio - Mi pentirò di chiederti come.
Gigi - Ho fatto passare Wilmo nel tritacarne e poi ho chiuso Ocrezia in una torre vmida e raminga, aspettando che un avvoltojo la spolpasse.
Orazio - Mavvia...
Gigi - E poi lei è riuscita a scappare e si è recata al tribunale, e santi numi, le hanno anche dato ragione.
Orazio - Eh, c’è di che stupirsi, mio valoroso.
Gigi - Ovvia, che tempi sono questi, che un nobile a casa sua non possa tritare genti o rinchiudere pulzelle a suo capriccio... dov’è finito il rispetto, eh? Che un popolano qualsiasi si può permettere di far questo a ME, che sono erede al trono di telline di mio padre (dio l’accechi).
Orazio - Secondo me, caro monarca, hai bisogno di svago. Queste festività mettono uggia anche a me e ti dirò che forse la cosa migliore da farsi è togliersi di mezzo la famiglia, che da sempre è fonte di guai, e andare a divertirsi un po’ io e te come quando eravamo jovani.
Gigi - Mah... forse hai ragione. Però non capisco come mai non sono amato e rispettato come mio padre.
Orazio - Lui non è amato e rispettato, è temuto come una scarica di diarrea.
Gigi - Bòn per lui. Mi hai convinto Orazio, facciamo le valigie e andiamo dalla sola persona che voglia vedere in questo momento.
Orazio - Frisulla il Puttanone Imperiale?
Gigi - Macché. Basta accoppiamenti, ne ho fin sopra le natiche. Andiamo alla chiesa di Barbone, a trovare il mio vecchio precettore, l’arcivescovo Bavoso. Che mi ha cresciuto sano e bello e che nel fratteNpo mi sa che è un po’ invecchiato, dato che sono passati diversi anni dispari da quando son nato.
Orazio - Eh, ci sta, il vecchio Bavoso non è più quello di un tempo, temo.
Gigi - Poco male. Se avrà l’ardire di mostrarsi rincoglionito quando l’incontrerò lo farò mettere nel frullapreti e poi gli darò personalmente la via, cribbio!
Orazio - Sua maestà non vuole portare seco un regalo per il suo antico aio?
Gigi - Colcazzo.
Orazio - Ma se poi il suo atavico insegnante le fa un dono di natale e lei non ha nulla dietro per contraccambiare?
Gigi - Vale la soluzione di prima: frullapreti.
Orazio - E se invece il suo insegnante non le fa un regalo e oramai lei invece se lo aspetta?
Gigi - Ibidem: frullapreti.
Orazio - E se invece il prete è fuori casa oppure morto?
Gigi - Frullapreti.
Orazio - E se....
Gigi - Orazio, parlare con te mi fa venire a mente un nano infido che non conosco! E che mi irriterà quando lo conoscerò! Ora per favore chétati, mordi il freno, mettiti il morso e frènati. Insomma, equipaggiati da ronzino e non rompere, ché il viaggio è lungo e mi potrebbe anche venir voglia di bistecche di cavallo.
Orazio - Intesi. Non fiato.

E come a conferma del patto Orazio nitre (nitra? nitrischie?) un paio di volte e si prepara a portare il suo cavaliere. Che, ratto come la farina, salta in groppa, agguanta lo zaino da viaggio (75 litri di capienza tutta occupata da lupini e mutande in ordine sparso) e sprona il suo palafreno alla ventura, fuor dalle cerchie del castello, inseguito dalle grida di suo padre che dalla finestra del palazzo lo apostrofa con mille auguri per il viaggio:

Arciduca - Brutto vigliacco inviperito, dove vai col mio cavallo? Eh? A TROIE, EH? CIALTRONE!!! Così spendi la paghetta che ti dò? Te facci un rigo mentre lo posteggi e ti dò in pasto ai topi, canaglia, e i topi in pasto a tua madre (dio l’accechi!). E poi tutto in pasto a Grongo, il mostro del fossato! Mavvedrai che ti succede, quandotorniaccasa!!!!

E così via, ma Gigi non lo sente già più perché è lontano all’orizzonte in gròppa a Orazio, e conteNpla le amenità del paesaggio. Cosicché, mentre viene cullato dal dondolio di Orazio e dal molle paesaggio del suo pianeta, monotono a dire il vero più delle piane di brianza (dio seppellisca quei barbari), si aqquieta e si appisola, con buona pace del destriero che temeva pure per la sua integrità. Ora, datosi che il vanaglorioso cimmerio sta sognando, in realtà noi non potremmo sapere cosa gli passa per la testolina. Potremmo al limite aspettarne il risveglio, e sperare che si ricordi cos’ha sognato (cosa assai difficile per chi ha una mente volubile e scostante come il Nostro) e che gli faccia anche voglia di raccontarcelo (cosa ancora più difficile data la sua natura sospettosa, egocentrica e superstiziosa). Invece gioisci o lettrice (o lettore, se sono più sfortunato), ché io son l’Autore e posso fare un po’ quel che voglio, anche spiare nei recessi della mente del mio personaggio piumato. Ergo, andiamo a dare un’occhiata nei sogni di Gigi, non prima però di essermi alzato a fare uno spuntino & pipì e la spesa per l’indomani, che pure un autore ha da nutrirsi.
Interni, nave del capitan Balbetta, proprio nelle cabine del ponte più infimo, dove la malaciurma dorme a due palmi dal motore della nave. Alloggio del ben nòto nano Cippa, quando ancora faceva parte della ciurma di Balbetta, ossia assai prima che scappasse su marte e incontrasse Gigi, insomma come prima: è un flechbackes.

Cippa -
(svegliandosi di soprassalto) Ahimé! Cos’era?
Vocina fuori canpo - Niente, nano deforme e vile. Dormi ora, è tutto finito.
Cippa - O questa? Chi è? Chi c’è? Chi coabita nella mia stessa cabina? Chi si è introdotto nella mia cuccetta?

Detto così e polà, Cippa agguanta l’interruttore al bujo, lo azziona e si fa luce. Sulla spalliera del letto sta un piccolo corvo nero con due occhietti maligni, che guata il nano di sbieco e con aria altezzosa

Cippa -
Sei te che parlavi?
Corvo - O vedrai, quanta gente vedi in questo buco di cabina? Ti hanno sistemato nel peggio alloggio della nave, eh?
Cippa - Un corvo parlante... che strano... come quello sulla settimana enigmatica, ma per lo meno te parli a modo.
Corvo - Io non sono un corvo, Castrone! Sono il fantasma dei tuoi natali.
Cippa - Genitori?
Corvo - Natale del Signore, Cane! Ma perché mai urlavi nel sonno, si può sapere?
Cippa - È assai strano... sognavo di essere un cavallo che portava in giro un nobile piumato e altezzoso e che minacciava di mangiarmi... poi si è addormenato e io mi sono svegliato.
Corvo - L’esistenza è una bestiaccia, nano, e con te è stata anche spiritosa. Ma tant’è. Sappi che io sono nomato Bavoso...
Cippa - Come il prete!
Bavoso - Cosa?
Cippa - Nulla, una cosa del sogno.
Bavoso - Fai te. Come unque: sono nomato Bavoso. Interrompimi ancora e ti renderò difficoltoso sederti per un decennio.
Cippa - Ci manchi te, guarda...
Bavoso - Io sono qui per mostrarti perché tutti ti schifano e non ti fanno mai regali.
Cippa - Regali? Regali di che? Il mio coNpleanno è a Marzo.
Bavoso - Regali di Natale, scimmia! Non sai che oggi è la Vigilia del Santo Natale? Tra pochi menuti, stòlido becerone, sarà Natale e nessuno ti ha fatto né regali né aGuri. Vergogna. Che schifo...
Cippa - Ma ormai ci sono aduso, nobile corvo, nessuno mi ha mai fatto regali perché sono orfanello e solo.
Bavoso - No, te sei orfanello e solo perché sei una persona misera e spregevole, e io ora ti farò vedere i tre Natali passati presenti e futuri che ti faranno capire che razza di cialtrone schifoso sei e come puoi fare a migliorare un po’ quel carattere di merda che ti ritrovi.
Cippa - Grazie.
Bavoso - Quello, oppure ti spingerò al suicidio, ora si vede.
Cippa - Grazie caro corvo, ma mi sa che quest’idea dei tre natali l’hai rubata ad uno scrittore inglese.
Bavoso - Sì, ma ormai è morto da così tanto tempo che non ci sono più diritti d’autore. Ci hanno fatto anche un cartone con Rattolino e Zio Pappagone.
Cippa - E sia, andiamo alla discoverta.

Detto ciò, Bavoso agita le alucce, emette un fischio, un rantolo e un rutto, ed ecco che d’iNprovviso Cippa sparisce dalla cabina e si ritrova come d’incanto (malìa) trasportato nel suo natale passato, per la precisione in una viglia di natale in cui, piccolissimo, giace nel lettino di un orfanotrophio gestito da prelati.

Bavoso -
Eccoci qui, ti ricordi Cippa? Ti ricordi del tuo primo lettino?
Cippa - Ma insomma... ero un po’ troppo piccolo.
Bavoso - Piccolo sì, ma anche già merdone e ladro. Guarda cosa facevi la notte del santo natale, vile profano!

La figurina che è Cippa da piccolo si alza dal lettino, mentre Cippa grande (si fa per dire) e Bavoso osservano la scena da lungi, nascosti in un canto.

Cippa -
Ma non v’è tema che ci veda? Cioè, che mi veda?
Bavoso - Non ti preoccupare, noi siamo solo delle proiezioni del tuo inconscio.
Cippa - Come al cine?
Bavoso - Parlare con te è come parlare con un coperchio di padella. Silenziati e guarda.

Infatti Cippa piccolo si è alzato di nascosto nella camerata ed ha iniziato a pisciare a spregio nelle babbucce del suo vicino di letto. Finito il cimento artistico, eccolo andare di corsetta a depositare un monumento di escrementi di chilo nel pitale che sistema poi sopra la porta socchiusa della camerata. Non contento di ciò continua per tutta la notte a fare simili scherzi da prete: a chi taglia le sopracciglia mentre dorme, a chi sputa nel bicchiere dell’acqua, a chi ripiscia nelle pantofole (questo pareva il suo scherzo favorito), a chi infilava un micino vivo ed inferocito a bella posta nel cestino della merenda. Fino a che ecco che la piccola canaglia scova in un angolo della camerata un Banano Natalizio, posto lì dalle gentili mani dei prelati, ove sotto giacciono decine di pacchettini regalo per i piccoli orfani. Tosto il nanetto maligno si illumina e inizia un’opera di sabotaggio dalle molteplici forme: qualche regalo viene sventrato e bruciato vivo, a qualche altro pratica un forellino nell’involucro per poi rieNpirlo di piscio ribollente, qualche altro ancora viene minato con raudi e lamette da barba nascoste nei nastri, per sbucciare i ditini di chi si adoprasse per scartarlo. Insomma, una serie di cattiverie degne di Kappler.

Cippa -
Ma no, non ci credo. Non ero così cattivo, dev’essere un trucco.
Bavoso - Un trucco dici? Bravino, bravino. Sei ma un bel pèzzodimerda. Ma non è finita qui. Vieni meco, andiamo a vedere il natale presente.

E dicendo così agita le alucce eccetera e Cippa e Bavoso si ritrovano trasportati nel natale presente di Cippa, ovverosia quello odierno sulla nave di capitan Balbetta, proprio mentre un prete, richiamato dal trambusto della mezzasega maligna, incappa nella trappola col pitale.

Cippa -
Questo posto lo riconosco. È la mensa della nave. Ma perché tutti questi addobbi?
Bavoso - Cretino, te l’ho detto ora: è il tuo natale presente. In questo momento tu stai dormendo nella tua cuccetta, un paio di ponti sotto a qui. E sogni me che ti faccio vedere i natali. Ma nel frattempo ecco quello che accade nella nave.

E indica la ciurmaglia assassina del Capitan Balbetta che addobba la sala mensa, con espressioni di gioja nel viso, distribuendo regalie e sistemando fiocchini rosebblù.

Cippa -
Che carini... li riconosco tutti. Sono i miei coNpagni di nave e scorrerie, canaglie avvezze al ricatto e allo spregio.
Bavoso - Esatto, ma anche i più vili a natale divengon buoni. Vedi? Solo te sei rimasto nella tua cuccetta, a toccarti fino a prender sonno. Che schifo...
Cippa - Aspetta, manca il mio comandante, il Capitan Balbetta. Anche lui pare disinteressarsi del natale.
Bavoso - Tu dici? Guarda là.

E indica un omone alto due metri e mezzo, largo come un armadio a tre ante, vestito da Babbonatale che distribuisce doni alla ciurmaglia al grido di EIA EIA ALALA’!


Cippa -
Lui è il capitano? Quello che un mese fa ha sbarbato le braccia al cuoco Rullo solo perché il brodino di acciuga sapeva troppo di acciuga?
Bavoso - Lui. E porta regali a tutti tranne che a te, che sei il più spregioso della truppa. Anzi, i tuoi commilioni si apprestano a farti un bello scherzo stasera.
Cippa - Scherzo di che tipo?
Bavoso - Coercitivo, senza lubrificanti e mentre dormi.
Cippa - Oddio, tutti insieme?
Bavoso - E il capitano due volte.
Cippa - Allora bisogna che mi svegli e mi nasconda da qualche parte! Fammi svegliare, corvo ambulante!
Bavoso - Al tempo, nano untuoso. Devi ancora vedere il natale futuro!

E detto così agita eccetera e i due si ritrovano a casa di Gigi SpadaP., nella notte di natale. Un Cippa piuttosto invec­chia­to siede su di uno sgabello, mentre un Gigi Spadaprep che ha mantenuto assai meglio gli anni, se non fosse per un in­cipien­te calvizie, gli porge un pacco regalo formato gigante. Sullo sfondo un Banano di Natale.

Cippa -
Aaaah, ecco. Vedi che nel futuro ci sarà qualcuno che mi vuol bene?
Bavoso - Mah, forse... aspetta di scartarlo.

Cippa del futuro scarta il regalo con ansia, solo per rimanere a bocca asciutta. Dentro al pacco non v’è regalia, ma un altro nano, simile a Cippa ma più giovane, con un grosso batacchio in mano, che inizia a picchiare il Cippa più vecchio con forza e malcelata soddisfazione fra le risate di Gigi e di tutta la corte.

Cippa -
Ma come? Ma allora tutti si faranno sempre beffe di me?
Bavoso - Allora non hai capito un bel segone, nano cattivo. Tutta la cattiveria che hai sparso e stai spargendo nel mondo inizia a ritorcertisi contro. Chi semina male raccoglie peggio, caro pipy. E nel futuro sarai solo e triste. Capito ora?
Cippa - Un po’ come nella morale Shintoista.
Bavoso - Ora mi sorprendi. Come unque sì, un po’ come nella morale shintoista. Il male si ritorce sempre su chi lo fa, come un soufflè venuto male.
Cippa - E ora mio sodale corvo?
Bavoso - E ora seghe. Svegliati, vai, nanaccio, prima che tutta la nave ti profani.

E così, pof, d’un tratto Cippa si sveglia. Esterni, piana di Lungone, sul pianeta di Gigi.

Gigi -
(svegliandosi sulla groppa di Orazio) Ahimé!
Orazio - Bentornato tra i vivi, mio cavalcatore.
Gigi - Orazio, orazio, che sogno strano feci.
Orazio - Di che schiatta? Erotico? Tetteecculi?
Gigi - Nisba.
Orazio - Mi rincresce, fiero condottiero. Allora forse eroico? Guerre e imprese ardimentose?
Gigi - Nisba.
Orazio - Seccature fiscali? Grane legali? Tuo padre e tua madre che fornicano?
Gigi - Nisba, nisba e nisba. Ti prego, non tirare a indovinare.
Orazio - Allora?
Gigi - Allora lo dico io, ammasso di bistecche male assortite! Allora ora sono assai nervoso e abbisogno di sapere cosa significava quel sognaccio!
Orazio - Ma se non si spiega...
Gigi - Sognai di essere un corvo parlante, che istruiva un nano malefico che non conosco ma già odio sul perché fosse inviso ai più, specie nel giorno di natale.
Orazio - Non ho capito bene... avete sognato di essere un corvo?
Gigi - Guarda, non ne voglio nemmeno parlare. Piuttosto, siamo arrivati o no, piedidolci? Cosa fai, trotti o schiacci i chicchi di pepe sotto gli zoccoli? Datti una mossa!
Orazio - Andavo piano per non turbare il tuo sonno regale, altezza...
Gigi - Cerca di velocizzarti, Orazio, o mi vedrò costretto a cambiar dieta. Te l’ho detto. Voglio vedere quel prete prima che venga sera e voglio anche che mi spieghi il sogno.
Orazio - D’accordo, vado.

Orazio inizia ad accelerare mentre Gigi sulla groppa sobbalza con la grazia di un cammelliere afgano. Con questa andatura spinta e scomoda i due giungono in men che non si dica alla chiesa di Barbone, dimora del prete Bavoso. Ed è proprio il prete Bavoso che, sentito il rumore dei regal zoccoli della regal cavalcatura, esce dalla porta della chiesa con un pacco-dono in mano, pronto ad offrirlo al duca dei poponi, con un sorriso ebete sul volto rugoso. Sorriso subito spento dallo sgomento quando un colpo di spingarda che parte dalle mani di Gigi gli polverizza il misero regalo in mano (e anche un falange del dito mindice).

Bavoso -
Ahimé!
Gigi - Non ti lamentare, vecchio sciagurato! Ti ho salvato la vita.
Bavoso - Ma il mio regalo per vossia...
Gigi - Con un colpo di spingarda ti ho evitato il frullapreti, cane! Ma non provocarmi più o ti ci infilo senza mutande. Odio le regalìe.
Bavoso - Mi scuso.
Gigi - Ora dimmi, pretaccio: perché nessuno mi fa mai regalìe?
Bavoso - Ma cavaliere de’ poponi, se hai appena detto che odi le regalìe...
Gigi - Orazio! Passami il frullapreti!
Orazio - Mi sa che te sei venuto qui solo per frullare un prete, potevi anche dirlo subito senza accampar scuse, no?
Gigi - Ohé!? O questa? Cos’è oggi, la Rivolta dei Ciuchi? Che ti salta in testa di dirmi quello che devo fare? Bavoso, passami lo sbudellacavalli!
Bavoso - No se non rinunci al frullapreti.
Gigi - Orazio, il frullapreti!
Orazio - No se non rinunci allo sbudellacavalli.
Gigi - Ci siamo, l’avevo letto su Frate Indovina... il giorno che clero e popolino si coalizzano è giunto... ahimé, che cosa meschina.
Bavoso - Allora?
Gigi - E sia, rinuncio a entrambi. Ormai m’è passata la voglia. Però dimmi, prete cialtrone.
Bavoso - Sono tuttorecchie.
Gigi - Venendo qui per frullarti ho fatto un sogno. Spiegamelo, perché mi ha turbato assai.
Bavoso - Ci provo. Cos’hai sognato?
Gigi - Ho sognato che ero un corvo che parlava cor un nano su certe cose di natale. Il nano era assai cattivo e anche scostumato e ad un certo punto tutto il male gli si ritorceva contro.
Bavoso - Vai avanti.
Gigi - Non c’è altro, solo che il corvo si chiamava come te.
Bavoso - Senz’altro questa è opera del diavolaccio, ed ecco perché non ricevi regalìe mio zar. perché sei cattivo, e sei cattivo perché sei tentato dal diavolaccio.
Gigi - Dal diavolaccio sarà stata tentata tua madre, quando ti ha concepito con un cammello!
Bavoso - Di un po', fai mai sogni sudici?
Orazio - Eccome se li fa...
Gigi - Cavallo dei miei garretti, chétati! I miei sogni sudici appartengono a me. Punto.
Bavoso - E ti tocchi, di la verità.
Gigi - Macchè, ho smesso a dieci anni.
Bavoso - E poi hai ripreso ieri. E con Ocrezia come va?
Gigi - L’ho fatta rinchiudere in una torre, ma poi è fuggita e ora non la posso più avvicinare...
Bavoso - Ergo: ti tocchi.
Gigi - E dai....
Orazio - Certo che si tocca.
Gigi - Orazio, hai vinto un giro-premio in un forno, in compagnia di patate e sale.
Bavoso - Non prendertela col cavallo, non ha colpe.
Gigi - Me la prendo con chi mi pare. Caro il mio prete, inizio a pensare che venire qui da te sia stata una pessima trovata... ma ancora non mi hai spiegato il significato del sogno.
Bavoso - Che sei troppo irascibile, permaloso e che invece di prendertela con gli altri dovresti guardare un po’ al male che fai te stesso.
Gigi - E perché non ricevo regalìe che mi aggradano?
Bavoso - Perché sei di gusti difficili, e perché nessuno ti vuol bene, dato che sei scostante e cialtrone.
Orazio - E strusciamuri e egoista.
Gigi - E Ocrezia?
Bavoso - Ma se ti malsopporta.
Orazio - E poi te la regalò tuo padre per i diciottanni, mica ci voleva stare con te.
Bavoso - Appena ha potuto, poverina, è fuggita.
Orazio - Anche mammatua voleva farti la buccia.
Gigi - Basta, mi avete stressato la borsa dei coglioni!

Così dicendo il duce dei poponi estrae due pistole a tamburo del regio esercito caricate a fischioni e inizia a sparare rivoltellate in aria a destremmanca, facendo fuggire Orazio nelle pianure e il prete nella chiesa.

Gigi -
O vediamo un po’ di ristabilire l’ordine, perdìo! Orazio! Cavallo cialtrone, torna qui e riportami lo zaino!
Orazio - (molto da lungi) Manco morto.
Gigi - Serpe che non sei altro, vieni qui ho detto o ti sparo l’ultimo fischione nel sottocoda!
Orazio - Nononono ammé non mi ci freghi più. Fintanto che sto lontano almeno salvo la buccia.
Gigi - Te scherzi col fuoco, castrone! Aspettami lì, almeno, che io finisca di prendermela col pretaccio. Poi mi riporti a casa. Intesi?
Orazio - Se vossia non dà ulteriormente in escandescenze...
Gigi - (agitato) Io escandesco quanto mi pare, ammasso di zoccoli e budella! Ma un po’ di rispetto per il mio lignaggio, perdìo, no?
Orazio - A volte vossia mi fa un po’ paura...
Gigi - Bada a non finirmi i lupini, malabestia, che poi si fa i conti quando ti agguanto. In quanto a te prete: apri quella porta che mi è preso lo sghiribizzo di frullarti.
Bavoso - (da dietro la porta) Vecchio sì, ma mica scemo.
Gigi - Apri ti dico, prete, o ti infilo nel frullino.
Bavoso - Mi sembra misera come minaccia... tanto mi ci frulli uguale in quell’accidente.
Gigi - Facciamo così allora: te esci da quella porta, mi offri un po’ di maraviglioso liquido sbrilluccicoso, e poi mi trovi una soluzione. E io non ti frullo.
Bavoso - Una soluzione a cosa?
Gigi - Al mio problema delle regalie e a quello del sogno. Che secondo la mia austera mente son collegati.
Bavoso - Mi devo fidare?
Gigi - Prete pauroso... sai quanto io sia ghiotto di liquido sbrilluccicoso. Ti prometto tregua se ne hai un po’ da offrirmi. Non ti basta?
Bavoso - Me lo farò bastare.

L’arciprete apre un po’ la porta della chiesa e si sporge fuori con la testolina canuta, solo per ricevere un colpo a bruciapelo dalla pistola-fischione di Gigi, che lo prende - per sua fortuna - di striscio, bruciandogli via il sopracciglio sinistro e ustionandogli l’orecchia.

Bavoso -
Ahia! Tradimento!
Gigi - Macché, mi è partito un colpo per isbaglio. E ora ricorda, ne ho sempre un altro nell’altra pistola, e te la tengo puntata in mezzo alle nari. La prossima volta per isbaglio potrei bruciarti l’annusometro, che hai meno copioso del mio e mi suscita sentimenti poco lieti.
Bavoso - Per carità, non sparare al tuo vecchio aio.
Gigi - Il liquido, e la soluzione.
Bavoso - Mi spiace, dvce, non ho la soluzione. E il liquido è destinato a curare i biNbini malaticci dell’orfanotrofio umidiccio.
Gigi - Che schiantino di pellagra, quei miserabili! Voglio il liquido, comprì?
Bavoso - Ma i bimbini...
Gigi - Avevano a nascere con dei genitori e farsi comprare le medicine. Guarda che ti fóro!

A questo punto Bavoso vede la malaparata e richiude in fretteffuria la porta della chiesa, non senza beccarsi un secondo colpo di minischiòppo da Gigi, l’Eroe dai Riflessi Pronti, che gli ferisce una seconda volta l’orecchio vulnerato in ritirata.

Gigi - Prete vile e malfidato! Tutti uguali siete! Ah, ma ora t’assistemo io. Prima o poi dovrai uscire di qui. Mi siederò sotto quel Flatano e aspetterò che tu apra la porta. Ci volesse anche un mese, perdio, ti infilerò nel fullino.

Così Gigi si accoccola sotto il Flatano, dalle fronde diseguali e svenevoli, e pian piano viene vinto dalla mollezza di quella pianta friffrì. Ergo: si addormenta, e risogna. A questo punto, cara lettrice (o se sono meno fortunato: lettore), mi sono svegliato tutto sudato e con una mano in una bacinella d’acqua, segno evidente che lo spregioso Editore mi aveva fatto uno scherzo da prete. Nella notte di Natale, testè trascorsa, ho fatto un sogno assai strano, che mi vedeva nei panni di un piumoso personaggio che veniva pungolato dal Pungolatore Ufficiale, mentre beveva litri e litri di squisito liquido sbrilluccicoso. La mia sorpresa grande è stata nello svegliarmi trovare decine di regalìe sotto il mio Banano Natalizio, regalie a vapore e non, volatili e terrestri, dinamiche e sedentarie, e chi più ne ha me le dia, perché ne son ghiotto. Ma qui non siamo a parlare della mia vicenda, bensì quella di Gigi. Ergo: torno dal Pungolatore Ufficiale e mi riaddormento, poi magari sogno la fine di questa vicenda...


Interni: casa di Gigi. Nella fattispecie, le stalle, con Orazio e Bavoso (il corvo, no il prete) che guatano Gigi dormiente. Ei fu, siccome immobile, poi fa uno scossone e si sveglia.

Gigi -
Oé, dov’è il pretaccio!?
Orazio - Scappato. Ti sei addormentato sotto il Flatano, vostra altezza, e Bavoso sgattaiolò via.
Gigi - E te, cavallo traditore?
Orazio - Nonostante le minacce ripetute ho convenuto che era meglio riportarti a casa tuttintero e lasciar perdere l’intento di divorare la scorta di lupini.
Gigi - Ottima mossa, Orazio... questo ti salverà i garretti. Vorrà dire che rinuncerò ai propositi di impiccarti insieme al prete al pennone del castello.
Orazio - Ma il castello non ha pennoni.
Gigi - Da domani ce l’avrà, perdio!
Orazio - Non discuto, santissimo...
Gigi - Ma quanto ho dormito?
Orazio - Abbastanza... è appena scoccata la mezzanotte mio santo, ed è Natale. E te sei deposto in una mangiatoja, in coNpagnia di due animali... ciò è abbastanza biblico.
Gigi - Vuoi dire che ci sta che sia il Redentore? La cosa mi stuzzica...
Orazio - Ora io non mi allargherei tanto.
Gigi - T’hai ragione. Sai che c’è? Vado da babbino a farmi dare due soldi per comprare un po’ di liquido sbrilluccicoso, poi festeggiamo e poi cercherò di far pace con Ocrezia, allo scopo di riavvicinarla e appenderla per le tvbe al pennone, quella sciagurata.
Orazio - Ora sì che vossia mi piace.
Gigi - Inquit: andiamo, e te dormi, Bavoso: è tutto finito.

E così il Nostro eroe esce (cioè usciva, dato che è un fleshhbesh) e noi andiamo a tornar con la narrazione abituale, in stretto ordine cronologico, ammenoché all’Autore non giri il boccino e ci propini altri capitoli inutili ed inconcludenti. Rablé

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