1.4.08

Capytolo Sesto, (prima parte)

Del trovaggio (o trovamento) della caserma della Finanza Astrale, delle mille peripezie patite ivi per entrarvi, della presa della reliquia (con relativa fuga disonorevole) e del ritornaggio ai lidi di Sciampov.

Esterni, spiaggia di sciampo.
Una distesa riarsa color salgemma bagnata da un laghetto salatissimo che gli astanti si ostinano a chiamar Mare (Jena). I due EROI si appropinquano alla battigia per raccattar informazzioni dai pochi astanti che astano lì. Lì dove? Colà sulla battigia.

Cippa - Mio Caudillo! (e scatta in un saluto romano col braccio particolarmente proteso) Lei che è così saggio e ardimentoso, come mai ivi stan così pochi astanti?
Gigi - Allora mettiamo subito un pajo di cose in chiaro. Codesto comportamento che hai iniziato a tenere mi piace sempre meno, come sempre meno mi piace quel braccio protervo. Che hai da dire a tua discolpa?
Cippa - Nulla, Federale! E non capisco perché il mio parlar futurista (peraltro acconcio ad una gita su Sciampos) ti sia di così scarsa gradimenta...
Gigi - Ho perso la speranza. Risponderò alla tua domanda, ma vedi di usare quei modi in maniera più... come dire...
Cippa - A noi! Vincere e vinceremo! ME NE FREGO!
Gigi - Morigerata, credo sia la parola giusta, capito? Mòderati! Che se mi gira il boccino ti fìcco a testa in giù nella sabbia e ti uso come sgabello
Cippa - Come sarebbe bello.
Gigi - Comunque, hic rodes hic salta. Sappi che i Lidi di Sciampo son in realtà Bagni assai esclusivi e di assai ardua frequentanza. Noi siam riusciti ad entrarvi solo perché siam passati dalla vecchia Ovowia che era sorvegliata da un poliziotto poco astuto. Ma ora si dev’essere accorti. Tutti quelli che tu vedi qui ad isciacquarsi le ca­viglie e le pallette son Nobili e Mobili, Cleri e Scleri, Regine e Rei, Tracotanti dell’Impero e Presidenti del Consiglio. Occhio, dunque, e altezzosità. Ci devono credere due Pezzigrossi. Ed è inutile dire che per te sarà più arduo che per me dargliela a bere.

I due si guardano astutamente attorno altezzosandosi tronfi. Cos’ho detto? Ad un tratto una giovine pulzella balza all’occhio esperto di Gigi Spadapopone, fiero gagà.

Gigi - Cippa mio amato (ma come parlo anch’io? dev’esservi qualcosa nell’aria di questo satellite che ci immollisce come due paperette di gomma) non rammento più che volevo dirti dopo quest’inciso, però vedi quella grazziosa pulzella?
Cippa - E come none? Son tre minutini che le lucido le chiappe con lo sguardo lubrico. Guardalà che meravillioso tanga color cobalto e che meravigliose tette color cobalto anch’esse.
Gigi - Sì, in effetti ciò è sospetto... Nondimeno, a qualcuno dovremo pur chiedere informazioni, no? Meglio ad un tronco di bella ragazza che ad un vecchio e grasso prelato.

Si avvicinano alla bella figliuola, sinoché ci si accorge senza ombra alcuna di dubbio e senza timore niuno di smentita che trattasi di una vergine ginecobalto delle favolose isole Spògliami della galassia del Maniglione. Non vorrei apparir ineducato ma la galassia si chiama proprio così, e codesto nome trae origine non da una grossa maniglia, come taluni di voi potranno pensare, ma da una simpatica abitudine di benvenuto che le ragazze del luogo hanno, e qui mi fermo.

Gigi - Buondì gradita utente. Posso importunarla colle mie vane verba?
Fanciulla Ginecobalto - Buondì messerre. Abbia almeno il pudore di dirmi il suo nome, perdìnci. Se proprio dobbiam finire a letto insieme, vorrei sapere come si chiama.
Gigi - (a Cippa) Cos’avrà voluto dire?
Cippa - Mah. Credo che sia tempo perso con questa qui: non le vai a genio.
Gigi - Mi chiamo... Hettore. Hettore Bruciatopi. Dei Brucia­topi di Calafuria. E voi gentile donzella?
Fanciulla Ginecobalto - Il mio nome, gentile messerre, è Alto.
Gigi - Alto? Che razza di nome è mai codesto?
Alto - È che son orfana e trovatella. Hélas.
Gigi - E con ciò?
Alto - Fui trovata dai miei genitori artificiali in una scatola su cui stavasi scritto Alto e anche Fragile. A scelta loro, Fragile non sembrava acconcio ad una fanciulla. Indi mi chiamarono Alto. E per il loro bvongvsto e ardore, io li lodo e li amo, li amo e li lodio.
Cippa - Poteva andar peggio. Potevano trovarti in una scatola di Fagioli Buccioni. Oppure poteva piovere.
Gigi - Eh, bella cosa. Ma chi sie i tuoi genitori (adottivi) e si è mai scoperto chi sie i tuoi genitori (naturali)? Pàrla, Vandala!
Alto - I mie genitori adottivi sono Tamburlano Terzo e suo consorte Gorgozzòne Quinto. Essi sono coppia lasciva e atta alle più turpi pratiche sessuali, ed alla loro onbra io sono cresciuta casta e pura come una Suorina della Grandine.
Gigi - Lo immagino.
Alto - I miei genitori naturali sono invece, a quanto mi fu raccontato, un’ape mascalzona ed un frullatore polacco. Ma mai ebbi a vederli, messere. Via, ora si tromba?
Gigi - Ti dirò... Molte Suorine della Gradine avrebbero da ridire su questo tuo comportamento. Ma prima lascia ch’io vi chieda il perché della colorazione cobalto delle sue appendici sùggili anteriori, nonché un altro paio di cosette.
Alto - Uffa. Vedrò di delucidare. Le mie appendici sùggili son color cobalto per via del clima del nostro pianeta. Colà, su Randello, il Sole colora tutto di color cobalto a causa di non so quale perniciosa radiazione. E sulle parti che sovente si tengono scoperte e a’ quattro venti si sparge la colorazione che vede. Ivi, e sulle chiappe. Che altro?
Cippa - Che ragazza timorata di Dio...
Gigi - Sai se da queste parti v’è una caserma della Finanza Astrale? Sòn un importante funzionario degli Imperi ed abbisogno di parlare subito col comandante del posto.
Alto - Se sei un importante funzionario allora lo sai da te dov’è la caserma.
Gigi - (a Cippa) Mi ha gabbato?
Cippa - Parmi di sì.
Alto - Ora capisco! Altro che Hettore! Altro che Nobile! Te sei ma un buzzurro qualsiasi! Che ci fai qui? Lo spazzino? Il bagnino? Il barista? Lungi da me, zòtico!
Gigi - Sì, ma almeno per quella cosa sessuale di cui sopra...
Alto - Pussa via, plebeo! Figurarsi se la dò a te, che non hai neppur un tratto di nobiltà! Via via! Sciò!

La bella fanciulla Alto si allontana a testinsù sdegnosa, e va ad immergere le delicate cavillie nell’acqua salmastra e corrosiva dei Lidi.

Cippa - Potevi dirle che sei Cavaliere e non plebeo. Magari ci stava.
Gigi - Sì, e poi correva a chiamare gli Armigeri. Ti rammento che siamo ricercati in mezza galassia. Parturiens montes: re­chia­moci a quel bar laggiù, dove c’è quel capannello di turistas. Magari riusciamo a carpire qualche informazzione.

I due PRODI si avvicinano ràtti ad una specie di gazebo sito in sulla riva. Intorno tre o quattro avventori discutono amabilmente.

Gigi - (al barista) Ci dia una bèlla spremuta di lupo. E anche le niccioline, veloce!
Barista - Avvoi, maleducati.
Cippa - (piano) Chi saranno ‘sti debosciati qui al bancone?
Gigi - (piano) Nobili, obiusli. E chissà di che parlano... Proviamo a sentire i loro eloquia.

Tendono così le recchie ad ascoltar (da veri cialtroni) le ciaccole dei quattro nobili. Che sono, nella fattispecie, il Conte di Scòppio, l’Arcivescovo Mantrugia, il Cavalier D’Industria Himmler e il Generale Lacchè.

Capitolo Precedente - continua...


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