11.4.08

Capytolo Sesto, (seconda parte)



Conte di Scòppio - ... finché dura, insomma, come diceva nonno, fa verdura.
Cavalier d’Industria Himmler - Sì, finché dura... ma tanto a voi nobili vi fa verdura uguale, non so se mi spiego. A noi invece BISOGNA che duri.
Arcivescovo Mantrugia - Ovvia, che fa, si lamenta? Non mi pare che in momenti di quiete lei diventi improvvisamente povero.
Generale Lacchè - Quiete? Di che quiete parla? Le bombe le dico, le bombe!
Himmler - Ma certo, non si preoccupi, avrà le sue belle bombe.
Lacchè - Volevo vedere. Guardate caro Mantrugia, che se ci invadono i Gagaroni lei è l’ultimo a cui può andar bene.
Mantrugia - Ancora con questa storia... ma guardate che a me va benissimo.
Scòppio - A me mimportaunabellasega. Basta che mi si riconoscano i miei privilegi politici e sociali. Son di nobile lignaggio.
Lacchè - Voi nobili siete dei bèi voltagabbana. E voi preti avete sei facce come il dado. Le bombe, altroché! Le bombe!
Himmler - Sì, sì, le bombe, sì. Te le dò io le bonbe, ma ora non ti incazzare, su...
Mantrugia - Questa guerra dovrà pur finire.
Lacchè - Lo senti? LO SENTI? Disfattista e traditore della patria! Giurerei che spera che vincano i Gagaroni! Lui non sa, lui non capisce! Ardimento e divozione! Le bombe!
Scòppio - Ora esagera, via. Non mi dirà che ha paura che vincano i Gagaroni davvero?
Himmler - Perché no? Le armi che vendo loro sono anche quasi meglio di quelle che vendo a noi.
Mantrugia - Gesù Cane! Ma perché?
Himmler - Per lo stesso motivo per cui i suoi pretacci benedicono noi e loro, eminenza.
Lacchè - Ma noi siamo nel Giusto.
Scòppio - Più che altro, almeno non siamo NeGri, e scusate se è poco.
Himmler - Ma neppure i Gagaroni sono Negri (dio cenescampi).
Scòppio - Allora perché gli facciam guerra?
Mantrugia - Mi par di ricordare che fosse per un piatto di lenticchie non pagato dal loro ambasciatore, no?
Lacchè - Proprio vero! Cani vigliacchi! Volevano turlupinarci! Ma ora gliele suoniamo di santa ragione, gliele!
Scòppio - Ho sentito che la guerra si è spostata proprio qui vicino, su un asteroide in orbita presso Sciampo.
Himmler - Vero. Magari dopo andiamo a darci un’occhiata.
Lacchè - Le bombe! Ah, quando fioccan le bombe!
Mantrugia - Ma il suo è un chiodo fisso... o, guarda chi giunge!
Lacchè - Oh, Il Reggente di Marte, Re Pignatta Primo! Quale onore! Guasi meglio delle bombe! Ah, le bombe...
Scòppio - Eminenza, oé, Sua Maestà! Venga, ci raggiunga!

Ecco s’avanza uno strano soldato: re Pignatta, un’ometto che tiene fede al nome, avendo un corpo perfettamente sferico, alto più o meno tre cubiti e con due recchie in guisa di manici pènduli. Sul capo tiene un casco coloniale vieppiù largo, in guisa di coperchio ed è tutto vestito color avana.

Gigi - T’affretta! Alla fuga! Allo scappo! Arriva colui!
Cippa - Colui chi?
Gigi - Pignatta il Reggente, col suo seguito di armigeri. Tra cui gli zotici che ci aggredirono sulla motonave! Michele, ti ricordi?
Cippa - Ohimè! T’hai ragione! Vvia!

I due eroi schizzan via quatti quatti senza farsi vedere e senza pagare il conto, mentre il Reggente si avvicina al bancone ciondolando ed inizia l’intavolo di una discussione improntata ai più alti problemi della sofistica tipo la temperatura di ebollizzione del castagnaccio e la quantità esatta di sudore che una donna deve emettere durante l’accoppiamento per rientrare nei canoni delle Dame d’Alto Lignaggio.
I due eroi corrono a perdifiato.
Si fermano, avendo appunto perso il Fiato, tornano indietro a cercarlo.
Lo trovano.
Indi ripartano con più adagia e superano numero tre dune di sabbia.
Ad un tratto (o ad un punto) dinanzi ai loro occhi si staglia - mirabilia - la caserma della Finanza astrale, con tutte le sue lucine color cambiale.

Gigi - Che bèl colpo di fortuna, Cippa! Guardalà! La caserma della finanza aztrale!
Cippa - Magguardaté... e ora come si va introdurvisi, mio sagace Solutore?
Gigi - Solutore?
Cippa - Vive Re Silvio! (e riscatta il braccio teso)
Gigi - Andiamo, appropinquiamoci al passo del giaguaro, mio amabile pezzodimerda fascista e borioso. Nascosti all’onbra di quel Salipe potremo escogitare un piano morboso, giustamente infido e vigliacco e affatto ardito per penetrare all’interno della Cà Serma. Seguimi, disutile ammasso di budella.
Cippa - Viva Beppe Bigazzi e le sue armate Bigie!
Gigi - Sisì, ma mòviti, cialtrone!

I due si avvicinano strisciando e ansimando come caffettiere ad un grosso Albero Salipe *

Gigi - (arrivato al riparo delle frondose fronde) Cippa: il pia­no!
Cippa - Amore mio, non so che dire... pensavo tu te l’avessi tu.
Gigi - Lo come? Ma insomma non servi proprio a nulla? Neppure un valido conziglio mi sai dare? Spremi le meningi, su, e cavane una stilla di buonsenso. Io mi sento innaturalmente stanco ed insonnolito.
Cippa - Sarà che son tre giorni che non si dorme e non si mangia e inoltre non si batte chiodo con le signorine.
Gigi - Idea! Malnato pezzo di escremento! Tira fuori il cavatappi!
Cippa - Amore mio, non speravo più che me lo avresti chiesto!
Gigi - Che hai capito, finocchione? Tira fòri Zorp, il Re! Immediata!
Cippa - Perdono mio Gerarca! Non mi battere! Ecco, ecco...

Cippa rimesta con le sue buffe manine vigliacche da nano nella borsa e ne trae con enfasi pomposa e anche un po’ fuori luogo, diciamolo pure senza timore, la padella nella quale fu rinchiuso Zorp il sovrano.
La apre e Zorp schizza subito via, conficcandosi nella sabbia e maledicendo in più lingue tutti i santi del calendario gregoriano. Poi li finisce ed inizia a bestemmiare la madonnina di buon grado e con malcelata soddisfazzione almeno per dieci minutini.
Riavutosi, schiarisce la voce, rutta, sputa e proferisce verba:

Zorp - Mabbene. E ora che c’è, eh? Qualcuno ha bisogno d’un re, credo.
Gigi - Dici il vero, Santo Elettroncefalo! Abbisognamo del tuo prejoso ajuto per penetrare in una caserma fortemente presidiata. Lo che si può far?
Zorp - So come trarvi d’impiccio, miei cari carcerieri, ma ogni cosa ha un prezzo e questa non vien meno.
Cippa - Dinci, sgraziato Paride. Cosa vuoi in cambio?
Zorp - Quel che mi negaste la vòlta scorza: una fanziulla da deflorar, ne più ne meno. A voi la scelta.
Gigi - Sisì, a noi la scelta, ma a te il divertimento e lo zero rischio. A noi la scelta dice... fammi capire bene, Zòrpo...
Zorp - Seguita.
Gigi - Noi ora ti si doverebbe procurare una fanciulla, vero?
Zorp - Come Gesù.
Cippa - Una fanciulla come Gesù?
Zorp - Mio caro cavaliere dè poponi, mi pare che ti sia scaduto il nano. È peggiorato assai.
Gigi - È l’aria rafferma di Sciampow che lo rincitrullisce. Dicevo, procurata la fanciulla te ci diresti il tuo piano, che noi dovremmo attuare, giusto?
Zorp - Come il Re Salmone
Gigi - Ma caro Zorp, chi ci dice che tu non ci buggeri? Mica mi fido tanto di te. Magari noi ti s’appronta la fanciulla e te per tutta risposta ci confezioni un piano che, nel miglior dei casi, ci porta all’arresto solo per non averci più tra `piedi. Onno?
Zorp - Poffarre. Non ci avevo pensato, ma ora che me lo dici mi gusta assai come ipotesi.
Gigi - Ecco invece che faremo: te ci scodelli ora pro nobis (come dicevano i latrini: ora e per noi) un piano ineffabile e ardito e poi noi ti si lascia libero di raggiungere una fanciulla che testè incontrammo e che cercava un sangueblù da imparentare, Ti sconfiffera?
Cippa - Parli della bella Alto e delle sue tette ginecobalto?
Gigi - L’appunto.
Zorp - Tette ginecobalto? Mmm... suppongo che meglio di così non si possa ottenere. E sia, ribaldi. Auscultate il piano e intendetelo al volo, che mica ho voglia io di tornarci su due volte.
Gigi - Dinci.
Zorp - Ora voi v’appropinquate con piglio indifferente all’entrata della caserma e chiedete di parlare col comandante Bitórsolo. Se vi vien chiesto il perché voi ditegli che è per la questione dei pistacchi del principe Bambagione. Vi faranno entrare anzichenò. Una volta davanti al comandante Bitòrsolo dovrete essere guardinghi. Dovete infatti sapere ch’egli è un vecchio robofinanziere assai arrugginito. Fategli molte domande, e mi raccomando, che sian piene di S. Le sue vecchie valvole non possono sopportare il suono sibilante di quella vocale vigliacca.
Gigi - Ma se cerchiamo di fargli scoppiare le valvole termozotiche Egli se ne avvedrà e ci scaccerà.
Zorp - No, perché è un robofinanziere assai mansueto e gentile e non vorrà risultar sgarbato. Inoltre è assai ghiotto di pistacchi e vi lascerà parlare nella speme di averne qualcuno in dono dal principe Bambagione. Una volta che le sue valvole termozotiche saranno fuoriuso cercate il cassetto segreto che cela sul suo corpo e che contiene le istruzioni per costruire una Macchina Che Dice Sempre Le Bugie. Interrogate la macchina sapendo ch’ella mentirà sempre e - vualà - il gioco sara come d’incanto risolto e saprete dove si cela la valigetta con l’origano. Se di origano si tratta, ovvio, e io ne dubito fortemente.
Gigi - Mah. Ho come l’impressione di andar incontro a morte certa, ma il piano è abbastanza vigliacco e ardito, mi piace. Noi si va. Te aspèttaci qui. Se e quando torneremo ti porteremo da Alto, così che tu possa sollazzarti.
Zorp - Bada, villano, che ti ho chiesto di una fanciulla da deflorare. Sei sicuro che questa Alto sia illibata?
Cippa - Eccomenò! Dice che ha studiato da prete.
Gigi - Anda e rianda, noi si va e mal ti colga se ci succede qualcosa, scriteriato!

I due ErOi si allontanano con piglio deciso verso l’entrata della Caserma, decisi a metter in atto il folle piano del sagace Zorp. Noi intanto si chiude un altro capitolo e se ne va oprire un seguente, e già che ci siamo l’Autore ne approfitta per andare a bere un sorso di liquido sbrilluccicoso alla faccia dei due tapini del Romanzo che lo bramano e non lo tengono. Oplà.

* Per chi non lo sapesse, il Salipe è un albero bellissimo e frondoso, variegato e multistrato, di color gialloverdebblù, ed ha la curiosa peculiarità di emettere un odore disordinato e assai spiacevole che impregna tutto quel che vi si avvicina. Però si ricordi chi non lo sapeva di ripassare un po’ di Botanica, razza di frustalupi.

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